Sorridono e cantano anche nella difficoltà, e sono sempre pronti a dare una mano agli altri. Sono tanti gli scout faentini che quest’anno hanno deciso di mettersi in gioco in attività di servizio alla Caritas di Faenza. Un gesto importante, sia per mettere in contatto tanti giovani con la realtà degli ultimi e delle nuove povertà sia per dare una mano concreta nel contesto della pandemia che ha limitato molto i volontari più anziani. La zona rossa di queste settimane ha stoppato al momento alcuni servizi, ma approfittiamo della situazione per chiedere a Gioele, 17 anni, scout del gruppo Faenza 1, di raccontarci la sua esperienza di servizio all’orto sociale Terra Condivisa, realtà che si trova sulle colline di Castel Raniero.
Intervista a Gioele
Gioele, raccontaci un po’ di te.
Mi chiamo Gioele, ho 17 anni, e frequento il quarto anno al liceo Torricelli-Ballardini di Faenza. Mi piace fare sport, infatti ho fatto calcio, tennis e fin da bambino nuoto, mentre in questo periodo vado un po’ a correre! Un’altra mia passione è la chitarra, che suono da 5 anni, in particolare la chitarra classica e fingerstyle, con la quale passo molto del mio tempo libero. Un’ulteriore attività da me gradita è il teatro, che tuttavia non posso continuare causa Covid-19. Infatti, dopo aver partecipato al corso teatrale durante i tre anni della scuola media, mi sono unito alla compagnia Il Fuoco, della parrocchia dei Cappuccini a Faenza. Infine, non posso tralasciare i dieci anni trascorsi da scout nel reparto Faenza 1 di S. Ippolito, dai lupetti fino al Clan, di cui ancora faccio parte. Sarebbe difficile dimenticare tutte le avventure passate, le competenze acquisite e le amicizie strette. Oltre a fare uniche esperienze, con gli scout si incomincia ad assumersi le proprie responsabilità.
Come mai hai deciso di metterti in gioco nel servizio in Caritas?
Durante i tre anni di Clan vengono assegnati a ogni ragazzo un servizio da svolgere presso disabili, mense, aiuto-compiti, strutture della Caritas, singolarmente o in coppia. Io ho subito accettato il servizio assegnatomi, che lo vedevo come un ulteriore passo per crescere e mettermi in gioco.
Come sta andando il servizio a Terra Condivisa? È come te lo aspettavi?
Ho fatto un po’ di fatica inizialmente a far inserire questo nuovo impegno nella mia routine, ma poi sono riuscito a entrare in sintonia col servizio! Ho conosciuto diverse persone e scoperto una realtà nuova. Sono molto contento e felice di poter fare questo servizio.
Qual è la tua giornata tipo nell’orto?
Mi occupo principalmente delle consegne, quindi sia dell’accoglienza dei clienti che vengono direttamente a ritirare le cassette di frutta e verdura e la sistemazione del banchetto della vendita. Allo stesso tempo vanno poi preparate le cassette per le consegne a domicilio, che vengono ritirate da altri volontari nel pomeriggio. Lavoriamo poi a stretto contatto con la mensa Caritas: gli ortaggi e i prodotti che rimangono a fine della giornata vengono infatti consegnati alla mensa.
Qual è stata la cosa più difficile?
Sicuramente è stata quella di entrare nei meccanismi del servizio, se si può chiamare difficoltà, come non scordarmi quando c’era!
Qual è l’episodio più bello che hai vissuto finora?
Ho vissuto diversi episodi fino ora, difficile ricordarne uno in preciso, ma senza dubbio è molto bello quando lavoriamo collaborando tutti assieme fino all’arrivo del cliente. È un piacere stare coi miei colleghi!
Che accorgimenti state usando per le norme Covid? E cosa sta rappresentando per te il tempo che dedichi a questo servizio
Manteniamo, vista la situazione, una certa attenzione, dunque indossiamo in qualunque momento la mascherina e sono presenti gel disinfettanti, oltre al fatto che lavoriamo all’aperto e in stanze ben arieggiate. È necessario essere premurosi, ma è anche importante non lasciarsi sopraffare da una paura maggiore del vero pericolo. Il tempo che trascorro a Terra Condivisa, poiché è un servizio, rappresenta a pieno la legge Scout, stando pronti ad aiutare e a rendersi utili in modo laborioso, ponendo “il loro onore nel meritare fiducia”.
Questo servizio ti sta aiutando a portare avanti anche un percorso di fede?
Sì, perché svolgo proprio un servizio, divenendo servo non per sottomissione, ma per scelta libera e propria, accettando tale incarico non per una ricompensa, ma per amore.